Grazia DeleddaI giuochi della vitaMentre soffia il levanteUn'antica leggenda sarda afferma che il corpo degli uomini nati nella vigilia di Natale non si dissolverˆ mai fino alla fine dei secoli.Si parlava appunto di ci˜ in casa di zio [16] Diddinu Frau, ricco contadino, e Predu Tasca, il fidanzato della figliuola di zio Diddinu, domandava: - Ed a che serve ci˜? Che possiamo farcene del corpo, dopo che siamo morti?- Ebbene, - rispose il contadino, - non una grazia divina non essere ridotti in cenere? E quando arriverˆ il giudizio universale, non sarˆ una cosa bellissima ritrovare intatto il proprio corpo?- Poh, chi lo sa? - disse Predu con fare scettico.- Senti, genero mio, - esclam˜ il contadino, - l'argomento buono; vogliamo stanotte cantarlo?Bisogna sapere che zio Diddinu un poeta estemporaneo, come lo erano suo padre e suo nonno; egli coglie con gioia tutte le occasioni per proporre una gara di canto estemporaneo a poeti meno abili di lui.- Oh, - osserv˜ Maria Franzisca, facendo la graziosa perchŽ il fidanzato la osservava, - l'argomento poco allegro.- Tu, sta zitta! Tu andrai a letto! - grid˜ il padre con voce rude.BenchŽ poeta, egli era un uomo rozzo, che trattava la famiglia, specialmente le figliuole, con severitˆ quasi selvaggia. E la famiglia lo rispettava e lo temeva. In presenza del padre Maria Franzisca non osava neppure sedersi accanto al suo Predu (del resto la moda del paese voleva che i fidanzati stessero a rispettosa distanza) e si contentava di civettar con lui da lontano, affascinandolo con le mosse della bella persona fiorente entro il pittoresco vestito di scarlatto o di orbace [17], e sopratutto con gli sguardi degli ardenti occhi d'un turchino verdognolo, grandi come due mandorle mature.Era dunque la vigilia di Natale: una giornata grigia, annuvolata, ma tiepida: spirava anzi un vento di levante che portava il lontano e snervante tepore del deserto e come un umido odore di mare. Pareva che di lˆ dalle montagne, sulle cui chine verdeggiava la fredda erba d'inverno, e di lˆ dalla valle, ove i mandorli troppo precocemente fioriti si scuotevano, gettando quasi con dispetto al vento i petali bianchi come falde di neve, ardesse un gran fuoco, del quale non si scorgessero le fiamme, ma arrivasse il calore. E le nuvole che s'affacciavano sulle cime dei monti e incessantemente salivano e si spandevano sul cielo, sembravano formate dal fumo di quel fuoco invisibile. Le campane suonavano a festa; la gente, resa un po' strana dal levante, girava per le strade e per le case, ideando come riunirsi per festeggiare il Natale; le famiglie si scambiavano regali di porchetti, di agnelli autunnali, di carne, di dolci, di frutta secche; i pastori recavano ai padroni il primo latte delle vacche, e la padrona rimandava al pastore il recipiente colmo di legumi o d'altro, guardandosi bene dal rimandarlo vuoto per non augurare male al bestiame.Predu Tasca, anch'egli pastore, ammazz˜ il suo pi bel porchetto, lo sventr˜, gli tinse col sangue la cotenna, lo riemp“ di fronde d'asfodelo, lo mise in un canestro e lo mand˜ in regalo alla fidanzata. E la fidanzata diede uno scudo d'argento alla portatrice del regalo e dentro il canestro mise un dolce di mandorle e miele.Verso sera il fidanzato venne in casa Frau e strinse la mano della fanciulla. Ella arross“, rise di piacere, ritir˜ la mano: e nella mano calda per la stretta amorosa trov˜ una moneta d'oro.Subito and˜ in giro per la casa, mostrando segretamente a tutti il bel regalo di Predu.Fuori le campane suonavano lietamente, ed il levante ne spandeva il suono metallico per la sera tiepida ed umida. Pietro vestiva il suo bel costume ancora medioevale dal giustacuore di velluto turchino ed il corto cappotto nero d'orbace e di velluto finemente trapuntato; e aveva la cintura di cuoio a ricami e i bottoni d'oro filogranati.I lunghi capelli neri gli ricadevano sulle orecchie, ben pettinati ed unti con olio d'ulivo; e siccome aveva giˆ bevuto vino ed anice, i suoi occhi neri brillavano e le sue labbra rosse ardevano tra la folta barba nera. Era bello e fresco come un Dio campestre. - Bonas tardas [18] - disse sedendosi vicino al suocero, davanti al focolare ove ardeva un tronco d'elce. - Il Signore vi conceda cento Natali. Come ve la passate?- Come i vecchi avvoltoi che han perduto gli artigli - rispose il fiero contadino, che cominciava ad invecchiare. E recit˜ quei versi famosi: S'omine cando est bezzu no est bonu...Fu allora che si parl˜ della leggenda sui nati la sera di Natale.- Andremo alla messa, - disse zio Diddinu, - al ritorno faremo una bella cena e dopo canteremo, dunque!- Anche prima, se volete.- Prima no! - disse zio Diddinu, battendo il bastone sulla pietra del focolare.- FinchŽ dura la Santa Vigilia bisogna rispettarla: Nostra Signora soffre i dolori del parto e noi non dobbiamo nŽ cantare, nŽ mangiar carne. Oh, buona notte, Mattia Portolu! Siediti l“ e dimmi chi altri verrˆ. Maria Franzisca, da bere! Porta da bere a questi piccoli agnelli.La fanciulla vers˜ da bere e, chinandosi davanti al fidanzato per porgergli il bicchiere scintillante come un rubino, lo inebbri˜ con uno sguardo e un sorriso ardente. Intanto il nuovo venuto nominava gli amici che dovevano sopraggiungere.Le donne s'affaccendavano giˆ per preparare la cena, intorno al focolare che stava nel centro della cucina, segnato sul pavimento da quattro liste di pietra. Da una parte sedevano gli uomini; dall'altra parte le donne cucinavano: in un lungo spiedo stava giˆ infilata la metˆ del porchetto regalato da Predu Tasca; e un leggero fumo odoroso di vivande si spandeva per la cucina. Vennero altri due vecchi parenti, due fratelli che non si erano mai voluti ammogliare, per non dividere il loro patrimonio; sembravano due patriarchi, con capelli lunghi riccioluti ricadenti sulla prolissa barba bianca; poi venne un giovine cieco che palpava e sfiorava i muri con un sottile bastone di oleandro. Uno dei vecchi fratelli prese Maria Franzisca per la vita, la spinse verso il fidanzato e disse:- Che fate, agnellini del mio cuore? PerchŽ state cos“ lontani come le stelle? Tenetevi dunque per mano, abbracciatevi...I due giovani si guardarono ardentemente; ma zio Diddinu alz˜ la voce tonante:- Vecchio ariete, lasciali in pace: essi non hanno bisogno dei tuoi consigli.- Lo so, e neppure dei tuoi! Essi troveranno bene il modo di consigliarsi fra loro! - rispose il vecchio.- Se ci˜ fosse, - disse il contadino, - io dovrei scacciare quel giovane come si scacciano le vespe. Da bere, Maria Franzisca!La fanciulla si tolse, un po' mortificata, dalle braccia del vecchio, e Predu disse, accomodandosi la berretta e sorridendo:- Bene! Cantare e mangiare non si pu˜, nŽ altro... Ma bere s“?- Si pu˜ tutto perchŽ Dio grande - mormor˜ il cieco, seduto accanto al fidanzato. - Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini di buona volontˆ.E bevettero, e come! Solo Pietro bagnava appena le labbra sull'orlo del bicchiere. Fuori le campane suonavano; s'udivano grida e canzoni errare col vento. Verso le undici tutti si alzarono per recarsi alla messa di mezzanotte; in casa rimase solo la vecchissima ava, la quale in giovent aveva udito dire che i morti tornano la notte di Natale a visitare le case dei parenti. Ella quindi praticava un antico rito: preparava un piatto di vivande ed un boccale di vino pei morti. Anche quella notte, appena fu sola si alz˜, prese il vino e le vivande, e le depose in una scaletta esterna, che saliva dal cortile alle stanze superiori della casa.Un vicino povero, che conosceva la credenza e il rito della vecchia, salt˜ il muro di cinta e vuot˜ le vivande ed il vino.Appena ritornati dalla messa, giovani e vecchi si misero allegramente a cenare. Furono spiegati per terra lunghi sacchi di pannilano, e su questi le tovaglie di lino filate in casa: entro grandi recipienti di creta gialla e rossa fumarono i maccheroni fatti dalle donne, e nei taglieri di legno fu abilmente tagliato da Pietro il porchetto arrostito a puntino.Tutti mangiavano seduti per terra, su stuoie e sacchi; una fiamma potente cigolava sul focolare, spandendo chiarori rossastri sulle figure degli invitati; sembrava un quadro omerico. E quanto si bevette!Dopo cena le donne, per il rigido volere del padrone, dovettero ritirarsi; gli uomini sedettero o si sdraiarono attorno al focolare e cominciarono a cantare. Erano tutti rossi fin sulle orecchie, con gli occhi languidi eppur lucenti. Il vecchio contadino cominci˜ la gara.Duncas, gheneru meu, ello ite naras,Chi a sett'unzas de terra puzzinosa...- Dunque, - cantava il vecchio, - cosa dici, genero mio: meglio esser ridotti a sette oncie di polvere spregevole, o ritrovare intatto il nostro corpo nel giorno del giudizio universale? ecc., ecc.Pietro s'accomod˜ la berretta e rispose.- L'argomento funebre, - cant˜, - pensiamo ad altre cose: cantiamo l'amore, il piacere, sas Venus hermosas (le Veneri belle)... infine cose liete e graziose.Tutti, tranne il contadino, applaudirono la strofa pagana; ma il vecchio poeta si stizz“ e disse, in versi, che il suo contraddittore non voleva rispondere, perchŽ non si sentiva capace di trattare l'altissimo argomento.Allora Predu torn˜ ad accomodarsi la berretta e rispose, sempre in versi sardi:- Ebbene, giacchŽ volete, vi rispondo; l'argomento non mi piace perchŽ triste, non vorrei pensare alla morte, giusto in questa notte di gioia e di vita ma, giacchŽ lo desiderate, vi dico: non m'importa proprio niente che il nostro corpo resti intatto o si dissolva. Che siamo noi dopo morti? Niente. Importa che il corpo sia sano e vigoroso durante la vita, per lavorare e godere... null'altro! Il contadino replic˜. Pietro ribatteva sempre il tasto dei piaceri e delle gioie della vita: i due vecchi fratelli l'applaudivano; anche il cieco dava segni d'approvazione.Il contadino fingeva di arrabbiarsi, ma in fondo era contento che suo genero si rivelasse un buon poeta. Eh, avrebbe continuato la gloria tradizionale della famiglia!Ma mentre cercava di dimostrare la vanitˆ dei piaceri del corpo, zio Diddinu beveva ed incitava a bere. Verso le tre dopo mezzanotte tutti erano ubbriachi; solo il cieco, formidabile bevitore, e Pietro, che aveva bevuto poco, conservavano la loro luciditˆ di mente.Pietro per˜ s'era inebbriato del suo canto, ed a misura che l'ora passava, fremeva di gioia ricordando una promessa di Maria Franzisca. A poco a poco la voce dei cantori si affievol“; il vecchio cominci˜ a balbettare; il giovane finse di cadere dal sonno. Finirono tutti coll'assopirsi; solo il cieco rimase seduto, rosicchiando il rozzo pomo del suo bastone.Ad un tratto il gallo cant˜ nel cortile.Pietro apr“ gli occhi e guard˜ il cieco.- Egli non mi vede - pens˜ alzandosi cautamente; ed usc“ nel cortile.Maria Franzisca, che scendeva silenziosamente la scaletta esterna, gli cadde fra le braccia.Il cieco s'accorse benissimo che qualcuno era uscito fuori, e pens˜ che fosse Pietro; ma non si mosse; anzi mormor˜: - Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini di buona volontˆ.Fuori, la luna correva dietro le nuvole diafane e nella notte argentea il vento di levante portava l'odore del mare e il tepore del deserto. Note:[16] Zio, titolo che in Sardegna si dˆ per rispetto a tutte le persone anziane del popolo.[17] Tessuto di lana paesano.[18] Buone ore tarde.