Con particolare gioia ho aderito all'invito di Pietro Manca e degli amici della sezione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Nuoro di scrivere qualche riga di introduzione per l’iniziativa "Grazia Deledda in Esalettura". Con gioia perché una nostra sezione territoriale si è resa promotrice e protagonista di una operazione culturale e di inclusione sociale davvero unica e innovativa. Con gioia, per gli aspetti di novità e originalità del progetto che dimostra di saper tenere insieme realtà diverse, preservando tuttavia le specificità di ciascuna, con grande rispetto dei bisogni di tutti. Da uno spunto letterario di alto valore come la celebrazione degli ottant'anni dalla scomparsa della grande scrittrice Grazia Deledda, figlia apprezzata d'Italia e della gente di Sardegna, il progetto ha voluto abilmente esaltare gli aspetti letterari e culturali, legandoli tuttavia insieme ai valori più elevati di un'azione di promozione sociale e di genuina "propaganda" per la lettura che trova raro riscontro nel panorama nazionale e locale delle manifestazioni rievocative di questo genere. Così, Grazia Deledda rimane viva e attuale con tutto il suo peso e tanto di più, non solo per il contenuto della sua opera, per la finezza della sua scrittura, per il livello del suo talento, ma anche per averci offerto l'occasione per un esperimento di lettura senza barriere e senza limiti, capace addirittura di congiungere diverse modalità di fruizione che hanno coinvolto anche persone non vedenti o colpite da sordità. I testi di Grazia Deledda sono stati fruiti infatti, tramite sessioni di lettura e di ascolto al buio, grazie al sistema di lettura Braille, mediante la Lingua Italiana dei Segni, con una recitazione via sintesi vocale, in un processo di contaminazione intermodale che rappresenta la vera ricchezza di questo esperimento ben congegnato e ben riuscito.
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